gono i cani da caccia ^ e da paisa 3’‘, da lepri, e mastini, e
ciascun di questi fratelli ha diecimila uomini sotto di se ^ e gli
uomini, che sono sottoposti ad uno di questi, vanno vestiti di
rosso, e li sottoposti all’altro di turchino celeste: e ogni volta,
che vanno alla caccia, portano queste vesti, e menano seco cani
segusj, levrieri, e mastini, sino al numero di cinquemila, perche 90110 pochi, che non abbino cani. E sempre uno di questi
fratelli con li suoi diecimila và alla destra del Signore, e l’altro
alla sinistra con li suoi diecimila, e vanno l’un appresso all’altro
con le schiere in ordinanza, si che occupano ben’una giornata
di paese 3’3. Per il che non vi è bestia, che da loro non sia presa.
Ed è una bella cosa, e molto dilettevole a vedere il modo de’cacciatori e de’cani, imperocchè mentre che il Gran Can và in mezzo cacciando, si veggono questi cani seguitar cervi, orsi, e altre
bestie da ogni banda, e questi due fratelli sono obbligati per
patto, dare alla corte del Gran Can, ogni giorno cominciando dal
mese d’Ottobre sino per tutto il mese di Marzo, mille capi tra
bestie, e uccelli, eccettuando quaglie; e ancora pesci, secondo
che meglio possono, computando tanta quantità di pesce per
un capo, quanta potrebbono tre persone sufficientemente mangiare ad un pasto.
rivi dalla voce Italiana Cane (Not. 640); ma la voce per asserzione del
Polo è Tartaresca, per quanto forse sia registrata nei manoscritti, e nelle stampe scorrettamente. E qui dobbiamo avvertire in genere, che nelle voci di
oscura significazione, abbiamo usato di addurne le varianti, le quali possono
ajutare le indagini degli illustratori del Viaggio del Polo, che verranno dopo di noi.
541. E da paisa. Credo che qui sia occorso errore di stampa e che debba leggersi da presa, o cani da giungere.
542. Una giornata di paese. Il padre Verbiest assistè ad una di queste
caccie dell’Imperadore, che ebbe per battittori 3ooo uomini della sua guardia,
i quali ristrinsero gli animali nel mentovato cerchio, ove gli uccisero l’Im
peradore e i cortigiani (Du-Hald. t. IV. p. 77). Questo divertimento è non
solo accetto ai grandi, ma a tutti i Mogolli che appellano detta caccia Ablakh u.
Assistè il Professore Pallas nella Mongolia a una di queste cacce. ¿>i uniscono i5o, o 200 cacciatori a cavallo, ciascuno di essi ha un cane addestrato, e
un cavallo scosso, ed è armato di archi e di frecce. Giunti al luogo appuntato, ove sono stati veduti animali della famiglia cerbiera, si discostano i cacciatori sessanta o ottanta tese gli uni dagli altri, e formano un cerchio’ che
vanno ristringendo per chiudere gli animali, che nel retrocedere fuggendo restano uccisi (Pallas \oy. t. V. p. 4°2)•