Pagina:Polo - Il milione, Pagani, Firenze 1827, II.djvu/456

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veggono il bene, e il male. liem per ciascun giorno della setumana hanno un’ora infelice, qual chiamano Choiacii, come il giorno del lunedì l’ora di mezza terza 836,, il giorno del martedì F ora di terza, il giorno di mercoledì F ora di nona. E così di tutti i giorni, per tutto 1 am?o, li quali hanno descritti, e determinali ne’ loro libri: e conoscono F ore del giorno 837 al conto de’piedi, che fa 1 ombra deli uomo quando sta ritto5 e si guardano in tal ore di far mercati, o altre faccende di mercanzie, perche dicono che li riescono male. Item quando nasce alcun fanciullo, o fanciulla in questo regno, subito il padre, o la madre fanno mettere in scritto il giorno della sua nativiia, e della luna il mese e F ora. E questo fanno perche1 esercitano tutti i loro fatti per Astrologia, e tutti quelli ch’ hanno figliuoli maschi, subito: che sono in eia u anni iredici li licenziano di casa, privandoli del vivere di casa. Perchè dicono, che oramai sono iu età di potersi acquistar il vivere, e far mercanzie, e guadagnare; e a ciascuno duino venti, o ventiquattro grossi, ovvero moneta di tanta valut. Questi fanciulli non cessano tutto il giorno correre or qua, or ì », comprando uua cosa, e dopo vendendola. E al tempo che 856. Mezza terza. Ptr consuetudine il giorno civile era diviso in dodici ore diurne c in altrettante notturne, e in varie ore del giorno si dicevano le ore canoniche, come oggidì nei capitoli delle cattedrali. Prima, si diceva alla prima ora del giorno, terza alla terza, sesta a mezzodi, e nona tre ore dopo. Talchè mezza terza cadeva fra prima e terza. Il Boccaccio disse ((¿¡or. V. Novel. 5) » Perchè entrati in via, ’ nella me//.a terza vi giunsero ». Anche Dante usò queste maniere di esprimere le vane patii del giorno. Forse sei mila miglia di lontano Ci ferve I’ ora sesta » o il mezzodì. (Farad. Cant. xxx.) E nel Can. xv. del Pnrad. v. tj’j. 9 Fiorenza dentro dalla cerchia antica » x # O >d’ella toglie ancora e terza e nona ». Cioè dai luoghi ove davano cenno colla campana dell’ora di terza, e di nona, perchè al suono di fjucll<- 01 e gli opci ai cessavano dai lavori o ripreudevunli. M >7 Conoscono l’uro del giorno. La consuetudine d’ osservare la lunghezza d< ll wibra iti proprio corpo nelle vuric ore del giorno, ne da una certu cognizione in <ju’ t paese sopratutto tanto prossimo alla liiwa equinoziale. Flacouit asserisce la t < »m io»i lei M4(lf<.issi, o abitanti del JVfad.igaseai »# lei heures du jour se connoisserit p ii T ombre de i’ bollirne debout au boleil. Ils la uomment Sua. ’ (UiSl.Gcu’ •«.» v oji. i. \ in. p. (¿’¿1).