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l’asino 59


Ma in una cosa sopratutto ti disapprovo, Fagioli mio; ed è che hai trascurato di irrigare con molta acqua gli agrumi durante questa frescura improvvisamente sorta pei venti di settentrione. Se c’è una cosa che ripari dal freddo queste piante così delicate, è l’irrigarle molto anche durante i giorni più freddi. Ne vuoi saper la ragione?

Anche durante l’inverno, e quando l’aria par si congeli pei freddi soffi settentrionali, il calore che è sottoterra, non potendo evaporare perchè la superficie del suolo è gelata, si raccoglie in sè maggiormente. Allora la pianta agrumaria che è molto assetata, tanto più vogliosamente attira l’acqua alle sue radici dal tepido seno della terra, e dopo essersene così nutrita, reagisce più robusta contro il freddo, e non lascia inaridire i suoi succhi vitali, come se fosse stata riscaldata nel seno materno e si fosse nutrita alle sue mammelle.

Inoltre questo delicato arboscello, se tu l’hai bene osservato, spinge quasi a fior di terra moltissime fibrille che direi capillari, sottilissime, le quali, aderendo alle zolle, ne estraggono e ne bevono il succo. Ma come queste zolline, quando sono umide, per l’umidità stessa aderiscono a dette fibrille capillari, così, quando siano state disseccate e quasi succhiate, devono necessariamente abbandonare quelle fibrille. Ma se tu le bagnerai irrigandole bene, — e tanto d’estate che d’inverno — questo inconveniente non succederà.

Par. — Non mi pare davvero che questa cura ch’egli mostra d’avere dei suoi cedri sia prova di delirio. La cosa non mi par che vada male, e c’è da ringraziarne le Muse.

Pont. — Vorrei anche che, quando tu trapianti, Fagioli mio, non mettessi i piantoni dentro la fosserella scavata quando ancora la terra è tutta in-