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non andavo mica volentieri a scuola di grammatica! Non pensavo che a giocare a nocino; e riponevo ogni mia delizia nel mio cane, nelle coturnici, nelle gazze... Eppure, siamo giunti ad essere i legislatori primi di popoli ferocissimi; sicchè ora la volontà degli Dei ci ha affidato il giudizio supremo delle anime. La sapienza cresce con l’età.

Eaco. — Infatti c’è chi si lamenta che la Natura abbia posto limiti così brevi alla vita dell’uomo, che essa ha pur generato per le grandi e belle imprese. E ci è toccato spesso di giudicare alcuni, ai quali — per raggiungere la perfetta sapienza — si può dir che non è mancato nulla tranne il tempo.

Min. — Bada a quello che dici, o Eaco; e guarda le cose un po’ più dall’alto! La Natura ha posto limiti certi a tutte le cose create. Questi cipressi che tu vedi davanti a noi, avrebbero sì libertà di spingere più in alto la loro cima, ma hanno dentro sè un limite di accrescimento. Lo hanno le terre, lo hanno i mari il proprio confine. E così, anche per gli uomini, come c’è un limite alla crescenza del corpo, c’è pure alla loro facoltà di imparare. E se la vita dell’uomo durasse ottocento anni invece che ottanta, giunto alla fine ne saprebbe quanto ora. Noi vediamo succedere così anche negli animali e nelle piante; che quelle che vivono più a lungo, dànno frutti più tardi. E spesso noi vediamo che i ragazzi precoci e troppo sapienti nella prima età, o muoiono innanzi tempo, o, fatti uomini, perdono molto del loro ingegno. Ma siccome l’uomo è superbo, così si lagnano della brevità della vita quelli che non sono contenti della propria sorte; senza capire che ci sono anche dei vecchioni, i quali non hanno superato davvero, in virtù e saggezza, nè Solone nè Catone.