Vai al contenuto

Pagina:Praga - Memorie del presbiterio.djvu/153

Da Wikisource.

— 143 —

egli ricusava sempre dicendo che sarebbe andato lui a cercarli.

— «Quando sarò tranquillo» aggiungeva.

Aspettavano dunque che egli fosse tranquillo.

Ma quel giorno non pareva vicino.

— Lo stato di quell’uomo m’inquieta, disse il curato, siete sicuro che i vostri parenti riescano a trattenerlo?

— Lo spero, rispose il dottore. L’ho tanto loro raccomandato che faranno tutto il possibile.

— E pensare, soggiunse, che noi ci diamo tante brighe per la sicurezza di quel cialtrone del De Boni. È vero che non si tratta solo di lui: se mai, una lezione gli starebbe bene.

— Dio non voglia, sclamò don Luigi un po’ sgomento.

— Non ha forse permesso il peccato? Però quel disgraziato di Bebbe potrebbe perdersi: e, v’assicuro che questo sarebbe il solo mio rincrescimento.

Noi eravamo frattanto tornati in paese e passavamo giusto in quella davanti alla casa del mandriano. Sulla unica finestra del piano superiore notai gli steli disseccati di un garofano che penzolavano dall’orlo di una terrina rotta; — ricordo ed immagine della felicità di un tempo.

Annottava. Non so se fosse per i discorsi del dottore o per la mia naturale tendenza ad attribuire sentimenti e pensieri alle cose inanimate; mi parve di intravvedere nell’aspetto squallido di quella casa abbandonata, chiusa, silenziosa, qualcosa di simile ad una minaccia e involontariamente alzai gli occhi alla casa del sindaco che si disegnava nel fondo sopra un cielo di lucida opale.