Pagina:Praga - Memorie del presbiterio.djvu/48

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— A momenti, brontolò, gli faccio perder io il latino col vizio di orecchiare.

L’altro che s’era drizzato in fretta sul suo scannetto lasciò per darsi contegno ruzzolare la mano sui tasti acuti facendone sprigionare una gamma ascendente di squittii di quaglie innamorate.

— Ve l’ho detto io d’usar prudenza? ammonì il signor Bazzetta.

Suonava dall’altare l’ultimo Dominus vobiscum, E dalla porta socchiusa dai più impazienti penetrava nella chiesa con un raggio di sole, un respiro di ilarità, di vivace, di festoso risveglio.

Ite missa est.

Le bianche pezzuole si rizzavano e qualche testolina si volgeva e qualche occhietto saettava sguardi curiosi in mezzo alla folla degli uomini assiepati sul limitare.

Poi tutti uscivano con grande scalpiccio.

E uscii anch’io e mi posi all’ombra delle querele per fare la mia presentazione, per dirla in istile di pergamena «agli uomini, — ed anche alle donne, — dell’oppido di Sulzena».

Pare che la cosa seguisse con scambievole soddisfazione. Io fui contento di alcune donnine che vidi, — esse di essere vedute: e gli uomini nella loro ingenuità montanina guardavano amorosamente con aria di benevola simpatia il corno portentoso che tenevo in mano e che ostentavo con una certa vanità.