Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/10

Da Wikisource.
4 i - edmenegarda

consumò la sua gioia; e il fatal giorno
che si sentì la misera per l'ossa
serpere il novo affetto, e la battaglia
troppo forte le venne, a Dio si volse
25delirando e sclamò: — La tua tremenda
volontá sia compiuta! — Era la canna
dal turbine giá franta, e sotto ai morsi
del livido colúbro il fiorellino
si sperdeva alla terra.
Oh! sull’afflitto
30giovine capo la terribil pietra
non lanciatela voi, che tante volte
perdonati cadeste, e nella polve,
cosi percossi dal dolor, vi parve
anco la gioia dei felici insulto!
35Ricco era e bello di viril bellezza
lo sposo a Edmenegarda. Un incolpato
nome d’Anglia recava; i suoi silenzi
lunghi; forti gli affetti; accostumata
a non mutar propositi la mente,
40s’anco gemesse la ragion del cuore.
A molte donne della sua contrada
l’altèra e disdegnosa indole piacque.
Ei non curò.
Ma nella dolce terra
d’Italia nostra un di fisse gli ardenti
45lampi degli occhi a Edmenegarda in viso.
Era il loco romito, il sol morente
e inchinevoli l’alme alla tristezza.
E’ le piacque e fu suo. Parea tessuta
dal paradiso la gentil catena.
50Ed ei l'amò di quell'amor che vince
ogni memoria di passata gioia,
ogni speranza di futuro bene!
tremendo amor, che, quando fugge, insolca
profondamente l'anima di sangue!