Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/142

Da Wikisource.
136 v - da «memorie e lacrime»

6

     Sí tu verrai; verrai, Morte invocata,
ultimo dono che il Signor dispensa.
E: — Vieni, amico — mi dirai: — la mensa
nuzial, che volesti, è preparata.
     Vieni meco alla piaggia avventurata,
ove da lunga cecitá rinsensa
questa misera polvere, che pensa
pensieri ed opre che non han durata. —
     Ed io verrò, cortese ultima amica,
verrò nella tua pace. E il viatore
chi sa che alla modesta urna non dica:
     — Dorme lá dentro un infelice ingegno
consumato da sé nel piú bel fiore.
Ma sofferse, e di pace egli era degno! —


7

     Quel dí che dentro agli occhi moribondi
mi nuoterá la fuggitiva luce,
della barchetta mia chi sará duce
sul mar che mena negli eterni mondi?
     Rimembro io ben d’un cherubino il truce
brando, e la pena delle offese frondi;
e so che a quei perduti orti giocondi
nessun merito mio mi riconduce.
     Pure ho speme, buon Dio, che tu sia mite
ad un che amò, che delirò, cercando
suo bene in terra, e non trovò che duolo.
     Aimè! Signor, da tenebre infinite
i’ mi sento cerchiar, sino da quando
il buon angelo mio mi lasciò solo!