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186 vi - dai «nuovi canti»



     Squilla il corno, ed ecco viene
primamente un giovincello:
trae la spada e in campo tiene
95fosco azzurro un bianco fior.
     Era il conte d’Arundello,
che lasciò nel patrio tetto
le ghirlande del banchetto
per i serti del valor.


     100Ma una vergine amorosa
ogni sera, a lui pensando,
mestamente si riposa
sotto un memore arboscel,
     e ogni sera, lagrimando,
105bacia un fior che ha tra le chiome,
e susurra il dolce nome
del suo conte d’Arundél.


               Povera vergine!
          Tu di due spade
          110le orrende folgori
          non vedi uscir!...
               Un d’essi pallido
          vacilla... e cade!...
          Povera vergine,
          115tu puoi morir.


     Squilla il corno, ed un secondo
si presenta al savoiardo:
lancia in resta e capel biondo,
per boscaglie a lungo errò.
     120Dalla furia del suo dardo
non fuggía pennuto o belva:
or le cacce della selva
per le giostre abbandonò.