Edmenegarda. Or via; caccia dall’alma
queste vaghe paure! E non ti basta
l’amor mio tanto? — Oh sì, mi basta! E vedi 150ch’io son tranquilla. Ma tu pur, diletto,
non affannarmi; non voler ch’io tremi
dell’ire tue! Qual gloria indi n’avresti?
Che resta a noi, se non amarci? — A queste
voci d’affetto sospirò Leoni 155di profonda amarezza, ed esitando
la man le porse, come con quell’atto
perdón le dimandasse dell’averla
contristata così.
Sul core afflitto
ella serrò la cara mano... e tacque! 160Molti dolori chi molto ama oblia!
Sceso era giá dall’orizzonte il sole
e in grembo alle romite aure del loco
movea un suon di reconditi sospiri
rotti da qualche inebriato accento. 165Ma quella sera sulle dolci mura
calar tetri i crepuscoli; alle imposte
mugolarono i venti; e sembrò voce
quasi di pianto il mormorar de’ flutti.
Anche l’addio delle tremanti bocche 170alla forzata ilaritá del volto
non rispose quel dì. Nelle fatali
soglie si nascondea la preparata
ira del Nume: un innocente bimbo.
Il sottil laccio tra la siepe al falco 175ghermisce il collo, e la invisibil goccia
colmo alle ripe l’oceán travolve.
Per quelle sale con aerei passi
trasvolando Leoni, non s’avvide