Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/244

Da Wikisource.
238 viii - da «storia e fantasia»



     15E pur di novo amai!
Cosí l’anima vuole.
E tu, s’io t’ami, o sole
della mia vita, il sai!
T’amo siccome l’ultima
20ora d’un’ebbra gioia,
la qual morta, anche il cor uopo è che muoia.


     T’amo, perché del core
sui solchi inariditi
mi versi ancor le miti
25lusinghe e il dolce errore,
e la tristezza, amabile
dea, che d’un raggio spande
pur le cadenti dell’april ghirlande.


     Tale or son io. Ma i sacri
30riti son presti, i neri
panni, la croce, i ceri,
le rose ed i lavacri.
Deh! in quest’ora di lacrime
piena e di pii conforti,
35deh! prega, angiolo mio, per i miei morti.


     E a lor cosí ragiona:
— Ombre del tempo antico,
il nostro dolce amico
no, mai non v’abbandona;
40e, quando due gli spuntano
sospir dal petto anelo,
forse il primo per voi viensene al cielo.