Dunque raccogli ancora
l’ultime rose; e il crine
verginalmente infiora, 20come nei prischi dí.
E, al suon delle ruine,
sotto la scure o il brando,
musa, moriam, cantando.
Dolce è morir cosi.
25Cantiam non la caduca,
ma la immortal natura,
sin che perpetuo luca
in questa notte il sol;
in questa notte oscura, 30dalle cui ferree tombe
di corvi o di colombe
levar dovremo il vol.
Ahi! per le ree ritorte
stridono i nervi oppressi. 35Dammi, o virginea Morte,
la dolce libertá.
E tu, mia musa, intessi
la funeral tua vesta.
Dimmi: a che far si resta 40nella nembosa etá?
Quando avrem sensi e lena
per contemplar quel Nume,
di cui le stelle appena
son pallid’ombra e vel, 45musa, alle nostre piume
qual sará spazio ignoto?
qual sará tempo al moto
de’ nostri canti in ciel?