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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/259

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vi - la neve di natale 253



     Dunque raccogli ancora
l’ultime rose; e il crine
verginalmente infiora,
20come nei prischi dí.
               E, al suon delle ruine,
sotto la scure o il brando,
musa, moriam, cantando.
Dolce è morir cosi.


     25Cantiam non la caduca,
ma la immortal natura,
sin che perpetuo luca
in questa notte il sol;
               in questa notte oscura,
30dalle cui ferree tombe
di corvi o di colombe
levar dovremo il vol.


     Ahi! per le ree ritorte
stridono i nervi oppressi.
35Dammi, o virginea Morte,
la dolce libertá.
               E tu, mia musa, intessi
la funeral tua vesta.
Dimmi: a che far si resta
40nella nembosa etá?


     Quando avrem sensi e lena
per contemplar quel Nume,
di cui le stelle appena
son pallid’ombra e vel,
               45musa, alle nostre piume
qual sará spazio ignoto?
qual sará tempo al moto
de’ nostri canti in ciel?