E intanto abbonda un secolo
dai súbiti guadagni:
lupi in mantel di pecore,
tigri col cor di ragni; 60baci di Giuda e accenti
misti di mèle e fiel;
mille villosi apostati
per il piattel di lenti;
liberti e berovieri, 65spadoni e giocolieri,
posti tra il boia e il ciel.
Pago è nessun del tacito
lare in che Dio lo pose:
invidia il ghiro all’aquila 70le sommitá nembose;
gitta la scarpa vecchia
e armeggia il ciabattin;
ogni milenso è un Cesare,
che al Rubicon si specchia, 75ogn’Ancia una Metella,
un Tullio ogni Brighella,
un Gracco ogni Arlecchin.
Chi puttaneggia in ciondoli
col dado e la fortuna; 80chi stupra le effemeridi,
chi l’aula e la tribuna;
chi sgombita, chi pesta,
chi mente e in alto va;
chi strepita, chi rampica 85dell’altro sulla testa;
chi porta senza impaccio
Cristo e Barabba in braccio,
e corna a chi noi fa.