Ruppe le sacre tenebre
d’Antèla e Mantinea;
conobbe il sasso e i salici 180di Leutra e di Platea;
del Simoenta al margo,
lá sulla polve d’Argo,
sentii di Smirna l’angelo
e per l’Egeo tuonar.
185Tu, musa mia, la cenere
del ghibellin baciasti;
tu solitaria visiti
la cameretta d’Asti;
vaga di freschi allori, 190le antiche glorie onori,
pensi all’Italia, e vigili
de’ padri miei l’altar.
Lasci una vil politica,
ròsa da tigne e tarpe, 195a chi la vende e compera,
come l’ebreo le ciarpe;
e, in bassi ed alti scanni
fisando i tuoi tiranni,
ogni giustizia vendichi, 200fai sacro ogni dolor.
Chiuso nei polsi un rivolo
del sangue d’Alighiero,
armi di meste collere
il tuo civil pensiero; 205e, quando il dio ti spira
fra i nervi della lira,
tu squarci alla fatidica
Delfo i silenzi ancor.