Nacqui negli ermi piani
lá della mia Dasindo,
de’ passeri montani 20al canto mattinier.
Nacqui fanciul di Pindo
nell’anno in che Luigi
portò dentro Parigi
la Carta e lo stranier.
25Furono a me dilette
le cacce in sull’aurora.
Oh quante allodolette
spiccai dall’aria a vol!
E, quando sparve l’ora 30del garrulo trastullo,
lunatico fanciullo
vissi romito e sol.
Poi, faticato e lasso
dal barbaro latino, 35di Metastasio e Tasso
il canto m’arrivò;
e il birbo novellino,
sedendo fra le rose,
strofe d’amor compose 40e vaghi eroi sognò.
E in quei vaneggiamenti
fu al birichin palese
il pomo dei parenti,
che tolse loro il ciel. 45Biografo cortese,
quel dolce frutto invoglia:
chi ne beccò la foglia
brama saggiarne il miel.