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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/310

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304 viii - da «storia e fantasia»



     Biografo, se m’ami,
abbi ogni farsa a vile.
Lá tra quei densi rami
180ti piaccia il guardo aprir.
               Non vedi una gentile,
sotto quel salcio, sola
la mia funèbre aiuola
di rose ricoprir?


     185Ella è la dolce figlia
dell’amor mio felice:
è della mia famiglia
quanto mi resta in don.
               D’una gentil radice
190è il solitario frutto;
per me com’ella è tutto,
nulla pel mondo io son.


     Di quelle rose ognuna
è il monumento mio;
195il raggio della luna
n’è il tacito doppier;
               dei venti il mormorio
della mia fama è l’eco;
e che mi cal se meco
200perisca il mio pensier?


     Ei perirá, siccome
la gioia del banchetto,
o su virginee chiome
il serto del mattin;
               205ma in étere piú schietto,
per mondi piú sicuri
spero che meco ei duri
perpetuo pellegrin.