Biografo, se m’ami,
abbi ogni farsa a vile.
Lá tra quei densi rami 180ti piaccia il guardo aprir.
Non vedi una gentile,
sotto quel salcio, sola
la mia funèbre aiuola
di rose ricoprir?
185Ella è la dolce figlia
dell’amor mio felice:
è della mia famiglia
quanto mi resta in don.
D’una gentil radice 190è il solitario frutto;
per me com’ella è tutto,
nulla pel mondo io son.
Di quelle rose ognuna
è il monumento mio; 195il raggio della luna
n’è il tacito doppier;
dei venti il mormorio
della mia fama è l’eco;
e che mi cal se meco 200perisca il mio pensier?
Ei perirá, siccome
la gioia del banchetto,
o su virginee chiome
il serto del mattin; 205ma in étere piú schietto,
per mondi piú sicuri
spero che meco ei duri
perpetuo pellegrin.