Pensa il cielo a quelle lagrime, 50che nei dí dell’abbandono,
non sacrileghe, dai poveri
occhi tuoi grondate sono:
e se il mondo non le vide,
ebber l’ombra per altar! 55Facilmente il mondo ride,
e conduce a disperar.
O fanciulla, nel terribile
sovvenir degli anni casti,
pensa il cielo alle vigilie 60che nel pianto consumasti.
Passa il mondo, e a te non bada,
come un ispido villan,
che calpesta sulla strada
un bel fior cresciuto invan.
65E voi, nati dall’obbrobrio,
le incolpabili pupille
sollevate dalla polvere:
al suo regno Iddio sortille.
Chi vi niega un breve letto 70vuole il sonno a sé rapir:
sette volte è maladetto
chi vi stringe ad arrossir!
Ma lassú nelle sue pagine,
come raggi, ha Iddio raccolto 75il sospir de la vostr’anima,
il rossor del vostro volto;
e quel cencio, che è tesoro
d’una santa povertá,
nel gran giorno in veste d’oro 80il Signor vi muterá.