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Pagina:Prato - Il protezionismo operaio - 1910.pdf/129

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E’ evidente dunque, concludendo parecchi autori, che l’immigra- zione, da qualche tempo a questa parte, non reca all’America che i rifiuti del vecchio continente (1),

La difesa per parte degli Stati Uniti appare quindi, pit che legit- tima, doverosa, perché il lasciar compromettere da correnti conta- minatrici il tipo di superiore civiltà di cui furono elaboratori e di cui rimangon depositari e responsabili, costituirebbe una colpa im- perdonabile di fronte al progresso mondiale. « Se il mondo, escla- mava il vescovo Brooks, nella gran marcia dei secoli, è sulla via di divenir migliore per lo sviluppo di un certo carattere nazionale, costrutto qui sopra un tipo più elevato di umanità, allora, per l’in- teresse universale, per l’interesse stesso di quelle nazioni che vo- gliono mandarci elementi contrari a tale sviluppo, noi abbiamo il diritto di salvaguardarlo. Noi abbiamo il diritto di stare in guardia circa le condizioni di tale esperimento, non permettendo che nulla venga ad ostacolarlo, e tenendo in conto perciò non soltanto l’au- mento di prosperità che può derivare dall’arrivo di molti uomini da molte nazioni diverse, ma anche le loro affinità e simpatie colle nostre istituzioni e leggi » (2).

Non si potrebbe davvero concludere pit: logicamente una requi- sitoria meglio intessuta di prove e di fatti. Né sarebbe effettivamente possibile contestare la legittimità delle conseguenze, ove risultasser vere le formidabili premesse. Onde, di fronte a tanto imponente ap- parato di statistiche, una sola domanda ci resta a fare: Furono obbiettivamente raccolti e raggruppati i dati che ci si presentano? Le notizie d’altra fonte e le testimonianze spassionate confermano le illazioni di questa, indubbiamente impressionante, dimostrazione numerica?

La risposta che si ricava dallo spoglio delle opinioni degli stessi serittori americani é tutt’altro che affermativa.

Udiamo anzitutto un’autorità di primo ordine: il sig. O. P. Au- stin, capo dell’ufficio di statistica del Dipartimento del commercio e del lavoro di Washington. Può darsi, egli osserva, ed é naturale che gli stranieri diano, in confronto ai nativi, una percentuale di de- linquenza e di pauperismo più alta, ma é certo ad ogni modo che non sono i popoli contro i quali si scagliano gli esclusionisti i più unde- sirables da questo punto di vista. Risulta infatti dall’ultimo censi-

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  1. (1) Gfr. Perry Powers, “ Occupations of immigrants , in Quarterly Journal of Economics, 1888, vol. II, pag. 223 e segg.
  2. (2) Cfr. Hatt, Selection of immigration, citato.
  3. 9. — Prato.