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merose e troppo forti, perché sia lecito ritenere che le semplici con-
siderazioni sanitarie, morali o politiche basterebbero ad alimentare,
in un popolo positivo e pratico come l’americano, la corrente esclu-
sionistica.
Sono di giorno in giorno più numerosi gli scrittori che, acco- gliendo le idee altra volta espresse dal Philippovich (1), esortano a delimitare nettamente le facoltà arbitrarie dello Stato in tema di im- migrazione, vietando l’accesso soltanto agli individui veramente peri- colosi per infermità o per vizio; o che, come recentemente miss Jane Adams, consigliano i loro concittadini a « non parlare con troppa di- sinvoltura degli immigranti, questa feccia dell’Europa, pensando che i men colti e i men abili fra gh stranieri sono più utili agli Stati Uniti che i pili istruiti, perché soltanto quelli consentono a lavorare la terra » (2). E, in fondo, il sentimento istintivo della parte più illumi- nata dell’opinione pubblica di fronte alle domande di nuovi rigori rimane quello espresso dal dianzi ricordato sig. Roberto Wathchorn, commissario del porto di New York, in un’intervista col Dr. Salvy: « L’immigrazione ha fatto degli Stati Uniti una grande nazione. Il giorno in Cui essa cesserà di portarsi a questa volta il paese rimarrà Stazionario per qualche tempo, poi decadrà precipitosamente » (3).
Se, ciò nonostante, la corrente ostile si mantiene viva e continua ad occupare cosi assiduamente di sé gli organi politici ed i consessi amministrativi, convien dunque cercarne le ragioni in un altro ordine di cause; quelle che nel fenomeno a noi più importa indagare, perché più direttamente si riferiscono al problema economico di cui impren- demmo lo studio.
VII
Quando parliamo di obbiezioni d’indole economica non inten-
diamo neppure alludere alla accusa, vecchio tema dell’oratoria da
comizi, che denunzia dannosi e pericolosi gli stranieri per la ingente
quota di ricchezza annualmente sottratta, sotto forma di risparmio
e di rimesse, al patrimonio nazionale. Argomenti di tale tipo rara-
mente si incontrano nella stessa letteratura di propaganda esclusio-
nistica più recente, essendo ormai convinzione diffusa che, ove pure