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Pagina:Prato - Il protezionismo operaio - 1910.pdf/144

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CAPITOLO IV.


La politica dell’immigrazione»

nelle vecchie società europee.»


I.


Le tendenze contrarie al lavoro estero, sorte e sviluppate, come vedemmo, nei grandi territori oltre oceanici di colonizzazione, accen- nano da alcun tempo a propagarsi negli stati d’Europa e del bacino mediterraneo, dove il principio del libero trasferimento non resistette all’ingigantire delle correnti migratorie.

Non ci dilungheremo su quelli di tali provvedimenti che hanno scopi incontestabilmente politici. In Tunisia, per esempio, la que- stione dell’immigrazione si collega indissolubilmente con quella del predominio nazionale del popolo protettore, il quale non riuscì finora a mandare nella bella colonia se non dei soldati e dei funzionari e non può contemplare senza inquietudine il moltiplicarvisi spontaneo del- l'elemento italiano. E’ ovvio quindi che, se anche l’accesso alla reg- genza non é sottoposto che a poche formalità di polizia e di stato civile (passaporto e certificato penale) (1), l’interpretazione delle cau- tele avvenga con criteri abbastanza restrittivi, e non infrequenti sian le ingiustizie di cui si lagnano i nostri emigrati d’ogni classe ogni volta che sorga tra essie i francesi un qualsiasi conflitto di interessi : scuole, licenze d’esercizio, appalti* Ma esula sempre da tali misure l’intento di protezione economica a favore del proletariato francese, troppo debole di numero perché gli stessi chauvins additanti la mi-

anziché di diminuire l’efficienza della concorrenza estera a danno della mano d’opera nazionale, Cfr. C. Cassoua, I sindacati industriali. Bari, 1905, pag. 301 e segg. Parecchi esempi però potrebbero già citarsi di accordi tra trusts industriali e unioni operaie

a sostegno del protezionismo e a danno dei consumatori.



  1. (1) Gfr. T. Carterti, “La Tunisia e l’emigrazione italiana , in Emigrazione e Colonie, 1906, vol. II, pag. 297 e segg.