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Pagina:Prato - Il protezionismo operaio - 1910.pdf/153

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arma ciò costituisca nelle mani degli imprenditori, abitualmente fa- voriti dalla polizia e dal Jandrat, che giudica in grado d’appello, non é chi non veda. All’operaio cui si neghi la trascrizione del cambia- mento non resta che ritornare all’antico padrone od avviarsi, manu militari, al confine.

Le ordinanze han revocato, certo incostituzionalmente, la legge 42 ottobre 1867, che disponeva non fosse obbligatorio il passaporto per l’ingresso ed il soggiorno sul suolo prussiano. Esse costituiscon incontestabilmente una misura ingiusta. ed odiosa verso l’elemento straniero. Ma non perciò i loro scopi posson ritenersi in alcun modo ispirati a benevolenza verso il proletariato indigeno nella sua lotta contro la concorrenza estranea per la conquista o il mantenimento di alti salari. Ben lungi da ciò esse mirano a legar l’operaio ad un contratto di lavoro, ponendolo a discrezione del padrone, con ciò fornendo a quest’ultimo un docile e formidabile strumento di difesa contro le maestranze locali.

Chi ha visto a Mislowitz, a Kattowitz o negli scali renani come si fanno le carte di legittimazione non pud nutrire dubbi al riguardo. La arrivano settimanalmente migliaia di operai. e si rifugiano a centinaia in baracche di legno appena riparate dalla neve; e, ignari quasi sempre della lingua, delle condizioni del mercato del lavoro, si iscrivono presso il padrone che trovano e accettano qualunque condizione. I grandi proprietari della Prussia li assoldano a masse e li spediscono in treni speciali nei loro latifondi, dove lavorano ac- canto agli operai tedeschi, che li odiano e li disprezzano. Se poi col tempo s’accorgono che il padrone ha abusato di loro e cercano di cambiare, allora interviene la polizia, onnipotente regolatrice delle cose prussiane, la quale nega quasi sicuramente la trascrizione e la- scia il lavoratore nel bivio, o di assoggettarsi allo sfruttamento o di rimpatriare.

L’arbitraria misura dunque, ben lungi da rispondere comunque all’interesse delle classi operaie tedesche, non é che un espediente di oppressione capitalistica.

Ogni criterio protettivo del lavoro nazionale esula non meno evi- dentemente dalla legislazione speciale anti-polacca regalata alle pro- vincie orientali. Per preoccupazioni d’ordine esclusivamente politico, l’entrata dei manovali polacchi nella Posnania fu vietata fin dal 1886, quando vennero pure rinviati alle loro case quelli che già si trova- vano sul suolo tedesco, senza che le sollecitazioni dei proprietari agri- coli bisognosi di mano d’opera valessero a smuovere il governo di Ber- lino da una linea di condotta collegata coi suoi piani di spietata ger- manizzazione di quelle infelici region.