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Pagina:Prato - Il protezionismo operaio - 1910.pdf/156

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incontrandosi nella legislazione austriaca alcuna disposizione a cui possa ragionevolmente riconoscersi un carattere protettivo. Del passa- porto stesso possono tener luogo altre carte di riconoscimento; né il certificato di buona condotta é richiesto per il semplice bracciante.

La legge ungherese del 14 dicembre 1900 in materia di assicu- razioni, infortuni, ecc., anziché creare pei nazionali un regime di privilegio, può considerarsi piuttosto come una prova delle inten- zioni favorevoli che si nutrono in paese verso gli estranei (1). Ne, fino a un certo punto, può considerarsi in contraddizione con tale con- tegno la consuetudine vigente a Trieste negli stabilimenti dipendenti dal governo di non accettare operai forestieri (2), la quale sembra dettata piuttosto dal timore di aumentare di troppo in quella citta l'elemento regnicolo.

Ragioni economiche determinarono, per vero dire, il provvedi- mento con cui fu imposto di non impiegare piu del 10 per cento di stranieri nei lavori della linea Trieste-Vienna; ma si tratto di misura affatto eccezionale, intesa a far cessare la concorrenza rovinosa che si facevano slavi ed italiani, entrambi immigrati, riducendo le mer- cedi a un saggio derisorio (3). Anche in questo caso di intervento dunque entraron in gioco criteri di ordine pubblico. Intenti di pro- tezione economica vera e propria non troviamo se non nei piu recenti contratti di concessione di miniere e foreste demaniali nella Bosnia- Erzegovina, in cui si impone la clausola dell’ esclusione degli operai stranieri (4).

Una larghezza altrettanto liberale di criteri si incontra nel Bel- gio (il quale sembra tuttavia accennare, in questi ultimi tempi, a un rimaneggiamento in senso nazionalistico della sua legislazione sul lavoro), nei Paesi Bassi, nel Lussemburgo, in Portogallo, in Grecia,

in Bulgaria, in Serbia, in Norvegia, im Svezia (5), dove il diritto di



  1. (1) Gfr. Guarieia, La concorrenza del lavoro straniero nei paest d’ Europa cit.
  2. (2) Cfr. Emigrazione e colonie, 1893, pag. 67.
  3. (3) Cfr. B. Lampertencut, “ La nostra immigrazione e la nostra colonia a Trieste ‘in Emigrazione e colonie, 1903, vol. I, parte 2°, pag. 105 e segg.
  4. (4) Cfr. Guarietia, La concorrenza del lavoro straniero nei paesi d’ Europa, citato.
  5. (5) lui pure però la corrente protezionistica non manca di manifestarsi. In Svezia piu volte i partiti democratici interpellarono il governo sull’opportunita di impedire V'importazione di stranieri. In Norvegia un ordine del giorno del partito socialista del 1901 protestava pel fatto che, negli ultimi cinque anni, pit di cinque milioni di corone eran stati dati a societa straniere pei lavori pubblici, notando che cid danneggiava il proletariato indigeno, giacché quegli imprenditori davan la preferenza -ai forestieri; onde si chiedeva fossero ammessi i soli norvegesi a simili concessioni.