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Pagina:Prato - Il protezionismo operaio - 1910.pdf/20

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che essi non fanno nelle colonie nessun lavoro di cui anche 7 bianchi non sian perfettamente capaci, colla sola differenza che essi han fornito per lunghi anni una forma inferiore di concorrenza degradante il tenore di confort, cosi dimostrando coi fatti che nessun equo mi- nimo di benessere e di igiene riesce possibile 1a dove l’operaio giallo viene liberamente ammesso sul mercato del lavoro. (1) Contro l’elemento polinesiano le ragioni suffraganti l’esclusione si ispirano, in apparenza, a motivi ancor piu civili e filantropici. Sembra che effettivamente pit d’un episodio doloroso avesse a deplo- rarsi nella importazione dei canachi, strappati talora con frode dalle loro isole e condotti a lavorare sul continente in condizioni igieniche pericolose ed in uno stato di dipendenza assai simile alla schiavitù. Onde alla propaganda per il loro sfratto partecipo calorosamente anche la lega antischiavistica, cid che contribui assai al prevalere della tendenza abolizionistica (2).

Vero è che non mancano coloro i quali, riguardo agli indigeni, osservano potersi assai facilmente, con un’efficace tutela, eliminare siffatti inconvenienti, dato che la preoccupazione reale fosse d’indole esclusivamente filantropica; né quelli che sostengono esser 1 cinesi odiati ed avversati assai piu per le loro virtu che pei loro vizi. Ma si risponde dagli avversari che, pure cid essendo, non men grande apparirebbe l’urgenza di scacciarli, non tanto per interessi di classe che per ragioni supreme di difesa nazionale ed etnica. «1 cinesi, scrive Henry Parkes, sono una razza superiore ed appartengono ad una nazione la cui civilta é antica e profonda. Noi conosciamo gli splendidi risultati di molte delle loro industrie; noi sappiamo quale potenza di immaginazione essi abbiano e quanto sia meravigliosa la loro tolleranza e la loro pazienza al lavoro. Per queste qualita ap- punto io non desidero che essi vengano qui, giacché l’influenza di pochi milioni di cinesi cambierebbe intieramente il carattere di questa giovine comunita australiana. Appunto perché io giudico i cinesi una razza potente, capace di esercitare una grande influenza sul paese, e perche io desidero conservare puro il tipo della mia

nazione, io m’oppongo e mi son sempre opposto alla loro entrata » (3).



  1. (1) Cfr. State experiments in Australia and New Zealand, vol. Il. Londra, 1902, pag. 353 e segg.
  2. (2) Cfr. Drage, La questione operaia nell’ Australia, nella Tasmania e nella Nuova Zelanda (trad. ital.) in “ Biblioteca dell’Economista ,, IV serie, vol. V, parte 2°. Torino, 1896, pag. 675 e segg.
  3. (3) Cfr. Correspondence relating to Chinese immigration in Australasian colonies, 1888, pagg. 25, 26, 37, 38. Per altre discussioni ed opinioni riguardo a questa con- troyersia, cfr., tra gli altri, A. R. Burrerworrs, The immigration of colowred races