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Pagina:Prato - Il protezionismo operaio - 1910.pdf/45

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e l’organo del fraterno pensiero e della concorde azione é il linguaggio comune » (4).

E i gialli, aggiunge il senatore Perkins, mancano di qualsiasi punto di contatto morale con noi. « La liberta personale, la famiglia, Veducazione, gli ideali cristiani, Vossequio alla legge ed all’ ordine si scorgono da un lato, mentre vediamo dall’altro il traffico, di carne umana, una vita domestica tale da rendere la intimita famigliare impossibile, la cupidigia del danaro passione dominante e fondamen- tale, il disprezzo per la nostra religione come di culto nuovo e privo di basi sostanziali, e nessun concetto della maesta delle leggi, consi- derate soltanto come norme coercitive da eludersi con Vastuzia » (2).

Le obbiezioni morali cui da luogo la presenza dei gialli non furon mai espresse in linguaggio tanto violento come nelle polemiche che precedettero e seguirono il narrato episodio scolastico di San Francisco. Trattandosi di scuole miste, si incomincid a protestare contro il pericolo minacciante il candore delle alunne americane al contatto, sia pur soltanto spirituale, di condiscepoli, per atavismo ed educazione profondamente immorali (3).

Timore che non poteva a meno di trovar un’eco simpatica nella psicologia d’una nazione tanto imbevuta di ipocrita pruderie anglo- sassone, e doveva costituire contro gli asiatici uno dei pit popolari capi d’accusa (4).

La divergenza fondamentale dei sentimenti e dei criteri non ap- pare minore rispetto alle tendenze politiche che riguardo al modo di considerare i rapporti sessuali. I gialli rappresentano, per immemo- rabile trasmissione ereditaria, idee di servitu e di vassallaggio che

(1) Gfr. W. Macarraur, ‘ Opposition to oriental immigration , in Annals of American Academy of political and social science, XXXIV, 2, pag. 19 e seg.

(2) Ibid., pag. 21.

(3) Cfr. A. G. Burnerr, “ Misunderstanding of eastern and western States regar- ding oriental immigration , in Annals of American Academy of political and social science, XXXIV, 2, pag. 36 e seg.; e S. G. P. Coryn, “ The Japanese problem in California ,, Ibid., pag. 42 e seg.

(4) Il lodato signor Hayes compendiava in termini efficaci questa specie di obbie- zioni nel suo discorso al Congresso: “ Nella lingua giapponese non esiste una parola che corrisponda alla nostra: peccato, perché un’intelligenza media in quel paese non comprende la nozione di peccato. Non vi é parola che corrisponda alla home, perché nulla nella vita domestica vi corrisponde. Non vi @ parola che esprima intimita, cosa ignota a quei popoli. Il lavoratore, che ha il culto degli ideali ame- ricani rispetto alla home, alla famiglia, ai figli, non verra pit in California se i Mongoli continuano a pullularvi. Chi potrebbe farne loro una colpa? Esperreste voi forse volentieri i vostri figli alla convivenza degli Orientali, dalle idee semi- barbare, ed alla corruzione della loro atmosfera morale? "