Pagina:Primo pensiero di una strada di ferro tra Firenze e Livorno.djvu/2

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ognun vede quanto debbano influire a render sicura da ogni scapito una tale intrapresa, e immensamente giovevole all’intiera Toscana. D’altronde la spesa di tale strada sarebbe, ne sembra, minore pel nostro paese che altrove, a cagione della mano d’opera non molto costosa, e dell’abbondanza di materiali in ogni genere che fra noi si ritrova. Lo stesso celebre ingegnere Brunel asserisce non esservene alcuna che più interessi di stabilire e che più possa esser profittevole a coloro che ne facciano la spesa. Nè è da temere che possa trovarsi priva d’ogni mezzo di sussistenza tutta quella popolazione la quale vive con i guadagni ricavati dagli ordinarj mezzi di trasporto. Si hanno mille esempj che un nuovo ramo aperto all’industria, ancorchè sembri che debba distruggerne altri a quello analoghi, ha invece fatto partecipe ai comodi della vita un maggior numero di persone, nel tempo stesso che i rami rivali si amplificavano. In niun luogo le diligenze hanno arrecato il minimo danno ai conduttori di altre carrozze, e in Parigi un gran fatto si osserva, quello degli omnibus dallo stabilimento de’ quali tutti temerono che i fiacres dovessero ripetere la loro rovina, ed in quel cambio il numero di questi non è scemato. In Toscana esiste inoltre una favorevole
circostanza; nelle Maremme è aperto un nuovo e vasto campo all’industria ed all’attività; quivi fertile la terra e ameno il cielo, solo un’aria funesta vietava all’uomo di godimento di tanti beni. Ma per le sovrane provvide cure cambia d’aspetto quella provincia; purificata l’aria, con l’essiccazione delle paludi, quelle terre aspettano la mano dell’uomo per produrre in quantità molti dei ricchi doni che la natura non dà se non a coloro che se li procacciano con la loro industria e costanza. Per il che omai può supporsi che, prima ancora che si venisse al compimento di una strada di ferro, quegli uomini i quali, giorno per giorno devono ritrarre dalle loro fatiche un incerto guadagno onde sostentare la vita, a poco a poco dileguandosi il timore delle febbri, andranno colà a cercare un’agiatezza maggiore, al coperto dei capricci della fortuna e dei cambiamenti delle umane cose. Ma se pur ciò non si verificasse (il che non è da credersi) è provato dal fatto che non abbandona l’antico mestiere il vetturale scacciato dalla costruzione di una strada di ferro: ne abbiamo esempj palpabili in Inghilterra, giacchè colà si hanno osservazioni sicure che se è diminuito il numero dei cavalli impiegati sopra le strade ordinarie, quando queste hanno avuta la concorrenza di strade di