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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/10

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te funesta d’ingannare il prossimo, molto studio pone ancora nel gesto; ma egli è vero per altra parte, che, non avendo il gesto certa significazione e regole certe, in questo stesso studio, che dee farsi da ogni uomo secondo principii particolari, si palesa anticipatamente la sinistra intenzione dell’ingannatore.

Camminino pure per via imperturbabili e con faccia impietrita; parlino pure con quel tenore di voce che mai non costringe la bocca a verun movimento particolare; girino gli occhi da dritta a sinistra e poi da sinistra a dritta con immutabile regola; trovandomi a fronte di tali macchine terrò sempre chiuso il mio cuore, il quale, bisognoso d’espandersi, vuole espandersi con uomini e non con macchine. Che mi darebbero in cambio deila mia confidenza, del mio entusiasmo, delle mie lagrime, questi modellini che alzano il braccio, e muovono il piede, quei tanti pollici, niente più e niente meno, che sono loro prescritti dal personaggio cui intendono rappresentare?

E nè manco mi affido di quelle braccia che mi si spalancano volonterose per accogliermi, e di quegli occhi che s’impiccioliscono per la compassione ad un mio racconto, e di quel calcagno che pesta la terra per mostrare con quanta collera ascoltansi i mali diportamenti di chi mi offende; il modellino è congegnato più finamente, ba movimenti più varii, più minuti; posso ammirare la bravura dell’artefice, ma fidar-