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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/106

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nome del trapassato. È gentilezza da usare a si buon mercato!

Prima gli esemplari indi i critici, dicono i maestri di rettorica e dicono bene. È da qualche anno che ferve il lavoro delle necrologie, e molti credono di aver tocco il non plus ultra del genere; or è tempo che dia fuori la critica. Ed eccola sgrignuta, unghiuta, come sogliono vederla da solo a sola gli autori. Ma, vedi stravaganza! Qui la critica pecca di predilezione, fa la parte di panegirista. Oh virtù del sepolcro che tutto decompone e sovverte! Il buon licore della lode assai spesso inacetisce tra le mani della critica; e all incontro l’aceto della critica filtrando per le tombe si converte in dolce liquore di lode. Questo è veramente il senno del poi, di cui sono piene le fosse, ma non trovasi conveniente spiegazione ne’ dizionarii.

Si perdoni ai sepolti, grida ad alta voce la critica, e a somiglianza di que’ buoni vecchi che lodano sempre il passato per alleggerirsi la stizza del presente, vogliono che si dica vernice alla muffa. Canto bene un grande poeta, che Dio lungamente conservi alla gloria delle lettere italiane, è un gran pacier la morte! Di fatti vedete scatenarsi contro le necrologie, e non mai trovarle abbastanza indulgenti, que’ medesimi che insozzarono di bile, o inasprirono di ortiche il cammino del defunto tanto ch’ei visse. Lo scrittore necrologo ha un bel soggiugnere che la