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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/109

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esercitazioni. Simili all’augello, vero o falso che sia, che mai non s’arresta a dormire ed è solito a cibarsi non d’altro che d’etere il più sottile, hanno essi in abbominio quanto odora di realtà ed è avvalorato dall’esperienza. «Straordinarietà vuol essere, dicon essi; colori smaglianti. Che farne de’ grami pedanti che, simili alla covacenere, se ne stanno accoccollati sul classico focolare, soffiando di e notte ne’ mezzo spenti tizzoni? Lasciamoli alla buon’ora que’ gonfiagote consumare la vita nell’ingrato lavoro: noi saltellando vispi ed allegri beviamo l’aperta luce del sole, preferibile certamente a quella delle brage.» Di tal gente vuoi penetrare e descrivere le intenzioni? Annoverare le stravaganze? Non sarebbe questa stravaganza maggiore di quelle che ti metti a censurare?

Era mio amico chi mi faceva queste osservazioni, sapendomi disposto a scrivere il presente articolo, sicchè, lasciatolo terminare la sua caritatevole chiacchierata, gli soggiunsi tranquillamente: vedi diversità di giudizii! A me non sembrò di avere avuto mai per le mani argomento più agevole ad essere definito in poche parole. — Come questo? proruppe l’amico. Sta a vedere che l’irregolare ha confini più comodi ad essere descritti di ciò ch’è ordinato? — Non so d’ordine o di confini, so che con una frase generale tutte intendo notare le bizzarrie del moderno comporre. — Quale sarà questa frase mara-