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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/111

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se naturali; ma chi ti ha detto di ricopiar la natura anzichè d’imitarla? Il vero, il vero, schiamazzano altri, trionfi il vero. Chi è tanto pazzo da contraddire a questa domanda? Ma che cosa è il vero de’ nostri poetuzzi? Il vero delle cronache, dei racconti delle mille e una notte. Tuttociò ch’esce della rozzezza e ferità dei costumi non è verità. A questo vero tiene dietro l’evidente. Ma che evidenza, dio benedetto! Hanno a descriverti un edifizio? Non ti risparmiano angolo alcuno, per riposto che sia.vVogliono metterti dinnanzi una figura umana?vTi è forza ingoiarti il catalogo di quanto ha indosso, dalla piuma del berretto fino all’ultima stringa della scarpa. Guai pel lettore quando s’impigliano nella pittura di un paese! Montagna o pianura è tuttuno; non c’è filo d’erba, non sassolino che non ti vogliano commentare. Dieci anni spesero i Greci ad espugnar Troia, appena il doppio credi bastante a costoro a ritrarre colla pertinacia della loro arte pennelleggiatrice il dove de’ loro racconti. Nuovi vogliono essere tutti, e non vidi scimiotterie più frequenti e schifose di quelle della moderna scuola. Sono vecchi vecchissimi appena nati. I loro concetti hanno tutti il ritornello obbligato che potrebbesi cauterellare a pieno coro, per poca lettura che si abbia fatta degli scritti di qualcheduno de’ loro antesignani! Ove non trovi il tornco.? Chi fa senza il frate? Da qual lato puoi