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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/126

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l’aurora, ci aveva dato l’Iliade. Non avesse, odo dir taluno, badato alle censure de’ Cruscanti! E potrebbesi anche per ciò stesso soggiugnere: non avesse creduto di potere, egli semplice cavaliere, amoreggiare Eleonora! E addio boschetti di Armida, ove la potenza creatrice della fantasia per poco non rende credibili gli effetti della magica verga; addio vivo e profondo sentimento dell’umana miseria che fa Argante pensoso sulla caduta della città regina antichissima di Giudea; addio sentimento dell’umana grandezza a cui non sono limiti bastanti l’erculee colonne, quando sorga Colombo irrequieto ricercatore di un nuovo mondo.

Questo quanto alle condizioni personali, intorno alle quali non avrò forse chi voglia contraddire gran fatto alla mia proposizione; ma lo stesso discorso può farsi eziandio intorno alle circostanze esteriori e separate dalla persona. Affinchè sia trovata vera anche questa seconda sentenza, pregherò i miei lettori a considerare come pressochè sempre esse circostanze esteriori siano poco meno che immedesimate col naturale degli uomini. Sicchè tanto è quello che danno quanto egli è ciò che ricevono da loro; e potrebbesi appunto ritrarne il più sicuro argomento a far giudizio del genio (passi o no la parola pel vaglio fiorentinesco) in paragone del semplice ingegno. Soggiogato il genio in alcuna parte dall’influenza dei tempi e dei luoghi, sog-