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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/127

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gioga esso pure per altra parte, influendo sui tempi e sui luoghi: ma l’azione operata da altri gli conviene partirla di presente in sè stesso; e ciò ch’egli opera in altri, e sarebbe conforto a’ suoi duri travagli, non può le più volte vederlo, fuorchè cogli occhi della speranza nell’avvenire ! Le discordie che laceravano la patria e furono cagione al suo bando, tennero il cuore dell’Allighieri in continua agonia di speranze e di sdegni magnanimi; ma chi oserebbe augurargli i riposi di poeta pensionario, o di sapiente che detta aforismi tanto per anno? A comporre la cantica divina si richiedeva l’esilio; e a molti de’ posteri è venuto l’esilio per aver assai letto ed appreso di quella cantica! E vide bensì l’Allighieri il cipiglio de’ signorotti che gli domandavano qual divario corresse tra lui, primo ingegno della nazione, e il giullare parassito; e gli fu forza di sofferire la compagnia malvagia e scempia atta a mortificargli la onesta alterezza dell’infortunio: ma non gli fu conceduto di vedere come la forte materia che aveva trattato fosse per convertirsi, convenientemente digesta, in vital nutrimento alle lettere ed al costume.

Non ho toccato finora che l’argomento degli studii, e di questi mi sono limitato ai poetici e letterarii, semplicemente; ma con la medesima regola per questi adoperata si può discorrere di ogni altra specie di azioni. E davvero che il dire che si