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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/132

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si abbiano per estranee alla realtà, le sue opinioni per incompatibili coi casi della vita attuale. Anche questa, a dire il vero, mi sembra ingiustizia. Forse che tutte le cose non altrimenti debbano essere considerate che in numero, peso e misura? Forse che tra cosa e cosa non ci abbiano relazioni, le quali meglio si afferrino dalla vasta e rapida comprensiva dell’artista, che dalla lenta e limitata dell’ nomo ordinario? L’esperienza, dirà taluno, fa contro agli artisti, in quanto si vede non esser dessi quelli che più regolatamente conducono le cose loro. Sarei tentato a rispondere che in tanto questa esperienza fa contro ad essi, in quanto dei fatti loro prendiamo notizia, là dove di quelli degli altri si tace: ma, conceduto che le loro menti non siano sempre assestate come vorrebbe la regola del vivere comune, parmi che sia da distinguere fra la generalità de’ principii e le particolarità delle applicazioni, e potersi far qualche conto in un astratto ragionamento anche di quelle menti che nella pratica di esso principio medesimo si mostrerebbero le meno esemplari. Davvero che l’opinione da cui ogni cosa detta dall’uomo di vivace fantasia e di cuore appassionabile si vuole uscire de’ gangheri, non è punto utile agli uomini nei loro giudizii. E davvero che mi è tocco convincermi più d’una volta aver meglio saputo un pittore derivare principii di scambievole giustizia da’ suoi chiaroscuri, o un musicante dalle