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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/135

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e delle menti loro, e rimodellarli secondo le regole del buono e del bello. I lettori dal cauto loro dovrebbero accostarsi ad un libro con tranquillità di mente e con certa specie di riverenza per l’autore, disposizioni necessarie a rimanere convenientemente impressionato da ciò che loro indi si affaccia nella lettura. All incontro sogliono il più delle volte i lettori presumere di trovare nei libri non ciò ch’è di fatto, ma ciò che può loro tornare ai versi; e per altro lato gli scrittori attendere a piaggiare le opinioni e le passioni prevalenti al loro tempo, e da cui possono credere occupati i proprii lettori. Scambiate per tal guisa le parti, gli autori obbediscono in luogo di comandare, come dovrebbero; e i lettori, anziché condursi con animo di discepoli per rimanere ammaestrati, assumono aspetto di giudici per sentenziare. Il merito quindi di molte opere a nulla più si riduce che a rappresentare indirettamente l’indole del tempo in cui furono scritte, e la letteratura, in luogo di mostrarsi nella fronte del secolo come sovrana e reggitrice di quello, si contenta di allogarsi alla coda in sembiante di povera, e, ch’è peggio, di vilissima ancella.

In seguito a queste considerazioni, le quali non mi mostrano, credo, gran fatto partigiano degli scrittori, in quanto abbassano la dignità del loro ministero, mi viene voglia di discorrerla un poco coi lettori, e giustificare taluno di que’ difetti