Vai al contenuto

Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/136

Da Wikisource.
132

onde sono da essi più ordinariamente accagionati gli autori. Gran menzogne si leggono, dicono essi, in tutti i libri! Si signori: ma le cagioni di questa, ch’è senza dubbio una grave colpa in chi scrive, non sono da cercarsi, più che altrove, nell’animo e nell’intelletto dei lettori? Facciamone un poco di esame.

Quando taluno si fa a leggere un libro, o uno scritto per breve che sia, non foss’altro un articolo di giornale, si trova egli mai vacuo di preoccupazioni, e con quella mente pacata che pur vorrebbe ragione? Come s’è detto, chi è che non cerchi, ponendosi ad una lettura, di trovarvi pascolo alle proprie passioni, o puntello alle opinioni proprie, anzichè ammaestramento o consiglio? Ma si risponde, egli è appunto ufficio dello scrittore di sterpare dall’intelletto le idee non giuste, ciò che non si potrebbe fare ove le idee suddette non ci fossero in prevenzione. E potrà mai questo ottenersi, soggiungo io, chi voglia farla soltanto da giudice, e per lo più delle semplici qualità esteriori, come sarebbero gli ornamenti dello stile, la vivezza delle immagini e dei paragoni, e somiglianti? Bisogna pur compatire il povero diavolo di scrittore se sapendo di aver a che fare con siffatto genere di lettori, i quali non altro meglio desiderano che di essere allettati, li lascia marcire nella loro ignoranza, contentandosi di grattare gli orecchi e di far spalancare un tanto d’occhi colle proposizioni