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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/141

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del suo libro mi ha fatto dimenticare la gotta che da quindici giorni mi molestava. Continui, di grazia, continui a scrivere per consolazione de’ suoi amici, e per onore d’Italia. Simili frasi escono dalla periferia delle sociali convenienze, meritano di essere censurate e derise, quando sieno adoperate fuor di proposito, ciò che accade, vaglia il vero, assai di sovente.

Mi rivolgerò alle più veritiere, o che tali esser dovrebbero, fra le persone; ai mercatanti. Non conoscono essi nelle monete un valore reale, ed un altro di semplice convenzione? Non cambiano questi valori ad ogni poco? Facciamo conto che anche in quanto si scrive bisogna usare questa industria: le parole hanno un valore intrinseco, ed un altro di convenzione, quel primo rimane inalterabile, quest’altro è soggetto a mutamenti spessi e diversi. Qui mi si affollano gli esempi sotto la pena: ma io non ci ho in breve più spazio. Veggasi, in generale, se le parole che suonavano rispettate e temibili trent’anni sono, producano al di d’oggi il medesimo effetto. E perchè vorrassi anche di ciò farne carico allo scrittore più di quello ch’egli si merita? In questo conto egli può fare ritratto del proprio tempo, questa è quella parte del colorito delle proprie opere che deve essere contemperato al punto di luce sotto il quale ha da rimanere esposto il suo quadro. Mi facciano ragione, ripeto, le più veritiere fra le persone: se