Vai al contenuto

Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/144

Da Wikisource.
140

perdonare ai tracolli, fossero pure de’ madornali, di chi ha immolato la fama, e spesso la propria vita al rintracciare un qualche vero, che il forse gli è fuggito dinnanzi quando ci avea sopra la mano, nè altro più occorse al successor fortunato che alcun poco allungarla per afferrarlo.

E desidero ancora che non si confonda il magnanimo ardire di chi, fra sè e sè ripetendo con onesto disdegno il semper ego auditor tantum, si fa a disboccare incognite strade, impresso l’animo di quel detto che il savonese Chiabrera imparava dal suo famoso concittadino, trovar nuovo mondo o affogare, con chi, stimolato da un pazzo desiderio di novità, bada più alla strada che al fine, e pur di apparire insolito non teme vergogna, simile all’istrione che per la smania de’ battimani si lorda il muso e cammina sui calcagnini. In cotestoro P l’originalità è artifiziata e diremo anche immorale. Ci hanno all’incontro altri ingegni per modo organati, che la certezza è madre per essi del dubbio, e questo di quella, finchè passando d’ uno in altro gli anelli della gran catena che ad umano intelletto non si concede di tutta com- 0 prendere, vanno finalmente a cozzar nel sepol-a cro, affaticati e famelici di dottrina. A questa s particolare natura di alcuni sapienti, o studiosi di sapienza che vogliamo chiamarli, dovrebbesi guardare come a coloro che nacquero vittime della civiltà universale.