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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/149

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per l’indole delle vesti indossate, o della compagnia con cui vanno, o dei luoghi ove si recano, le maschere, anziché cattivarsi il rispetto, attirino sopra di sè l’irriverenza e il disprezzo. Dovrebbe esser questa per gli anonimi una buona lezione, per cui si togliessero dal credere che il loro comparire a faccia coperta sia guarentigia bastante alla malignità, o alla sciocchezza. Quanti pensano di tal guisa vanno errati grandissimamente. Come sarà possibile che io abbia in concetto di rispettabile matrona, perchè mascherata, la donna che fa passando scambietti da pazzerella? E similmente potrò io mai scambiare per uomo onesto ed instrutto l’anonimo che schizza veleno da ogni parola, e incespica in uno strambotto ad ogni sei righe?

Oh, diranno alcuni, io non pongo il mio nome per modestia! Ben per voi se lo fate con questa intenzione. Molte volte per altro è modestia il farsi innanzi col nome proprio, e pretta superbia il nasconderlo. In ogni caso, avete badato, scrivendo colla sicurezza di un uomo che sa, o spera almeno, di non essere conosciuto, al personaggio che rappresentate? Deponendo il vostro nome, vi spogliate dell’individualità, e per conseguenza quanto da voi si pensa e si scrive deve essere improntato della verità più scrupolosa ed assoluta. All’incontro ho udito dire più volte eh! questa posso dirla, già non ci va sotto il mio nome. E se il lettore vi pone sotto il