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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/150

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nome di un altro? Suo danno, direte. È vero, ma colpa vostra, che avete dato mano a quel falso giudizio. Sicchè, quando anche non vi piacesse usar molta diligenza in ciò che scrivete anonimi pel pericolo che correte di essere discreduti e derisi prima ancora che abbiate terminato di parlare, dovete usarla per obbligo di onesta, affinchè non venga riversata sui vostri fratelli l’ignoranza o la malignità vostra. Una qualche proposizione arrischiata che vogliate lanciare sia da voi divulgata con lealtà e con franchezza, e dicendo: son io che la penso a questo modo. Altrimenti tramate un’insidia ai poco esperti, che non ben sapendo chi sia che parla, crede opinione di molti quella ch’è propria vostra. Fate lo stesso discorso in proposito di una censura che vogliate scaricare sopra qualcuno. Avventandola da voi solo, vale a dire col proprio nome, essa avrà se non altro, certa generosità, come di chi ne viene a combattere a tu per tu e petto per petto, e non dieci contr’uno, o menando colpi alle spalle come i vigliacchi. Quanto s’è detto dell’anonimo in generale si può dire di quelli che scelgono una qualche indicazione che mezzi li manifesta, mezzi li tiene nascosti; potrebbero questi tali paragonarsi alle maschere che lasciano scoperta la parte inferiore del volto. O volendo progredire nel confronto si troverebbe da un lato chi si contenta di tacere alcuna sillaba del proprio nome, dall’altro chi re-