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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/152

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sare diversamente, egli intende aver oggi fatta una pubblica professione de’ suoi principii intorno a questo argomento.

VI.

DEI GIUDIZII DI ALCUNI UOMINI ILLUSTRI
INTORNO SE’ STESSI.

La conoscenza di sè medesimo era data dagli antichi filosofi a soggetto, intorno al quale poter esercitare tutta quant’ella è mai la sapienza. E con ragione. Facciamo noi pure un poco di chiacchierio sopra questo; potrà forse riuscirci non infruttuoso del tutto. E per limitare i nostri pensieri entro confini di discrezione, vediamo, a cagion d’esempio, onde avvenga che alcuni uomini, eccellenti in una tal arte, desiderino ardentemente aver fama da tal altra, nella quale saranno assai poca cosa. Si narra di Antonio Canova (perchè vorremo sempre cercar gli esempi nell’antichità?) che non tanto delle lodi si compiacesse date ai proprii lavori nel marmo, quanto di quelle impartite all’opere sue di pittura.

Se non ci avesse negli uomini illustri fuorchè il desiderio di essere lodati in ciò appunto ove sono meno valenti, questo desiderio potrebbe essere attribuito alla regola universale dell’umana cupidità, per la quale non prima abbiamo fatto