Vai al contenuto

Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/155

Da Wikisource.

151

ove la fatica contribuisse a peggiorare il lavoro. Non accade egli talvolta all’incontro che ivi ove fu maggior pertinacia di studio e di diligenza l’eccellenza dell’opera fosse maggiore, e cosi del contrario? Anzi, se vogliamo credere alle parole dei savii maestri, non è senza lungo studio che si possa condurre a perfezione un lavoro, e non c’è povero scolaretto che non abbia udito ricordare almeno una volta il costume della tigre che lecca amorosamente i suoi parti. Sicché egli è ben lungi dall’essere dimostrato che l’opere di arte, nelle quali ci fosse conceduto di toccar l’eccellenza, minor fatica ci avessero a costare di quelle a cui il nostro ingegno si trovasse meno inclinato, come dovrebbe accadere perchè l’opinione dell’amico mio potesse restare immune da controversia.

Che dunque se ne deve conchiudere? Esporrò anch’io il mio gramo parere, e vi si acconci chi vuole; chi no, lo combatta. Parmi adunque di poter dire primieramente che la minor eccellenza in un’arte è dessa appunto la principale cagione a reputarsi in quella eccellenti. Quando diciamo che un tale ha tocco la perfezione in un’opera, si deve intendere esser egli andato un passo più là di quelli che lo avevano preceduto; ma quell’avanzare di un passo, rispetto al rimanerne pago il suo cuore, egli è nulla, meno che nulla, perchè tanto spazio gli sta innanzi da correre quanto ne vedeva