Vai al contenuto

Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/156

Da Wikisource.
152

quand’era ancora alle mosse. La condizione di lui è assai poco diversa da quella del viaggiatore, il quale, avviandosi su per altissimo monte, come ha speso molti passi e sudore, gli pare che la sommità se gli faccia più oguora discosta; e a voler consolarsi del fatto cammino, e pigliar lena e coraggio per quello che gli rimane, non ha che far meglio di riguardare alla valle che profonda e vaporosa si lasciò sotto ai piedi. E però quello fra gli uomini privilegiati di raro ingegno potrebbe di sè contentarsi, il quale guardasse all’università degli altri uomini; ma chi si affisa nell’arte propria, e con instancabile amore quella sola vagheggia, non altro può sentire in sè stesso per tutta la vita che l’angoscia del desiderio non soddisfatto. Chi tiene altra strada da quella ove la propria natura lo porta, come quegli che non ha buona voce interiore che lo consigli, non ha il vero tipo nell’intelletto, e, più ch’altro non è instigato dalla sete della perfezione ch’è tutt’una cosa con ciò che chiamiamo estro, genio, inspirazione, o altro tale, facilmente si contenta dell’opere proprie, e, per poco non dico, può mostrarsi superbo di buonissima fede.

Vorrei soggiugnere in secondo luogo che la bramosia della lode è più ardente in chi meno sente addentro nei misteri di un’arte o di una scienza, cercando la sola lode per premio delle propric fatiche; laddove la riproduzione del bello