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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/157

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o il trovamento del vero compensano a dismisura artisti e scienziati dei loro ostinati travae gli. È sempre inferiore il gusto che si ha in giovinezza ad esser lodato, verso quello che si prova ad età più matura. Non può dirsi sicuramente che l’amor proprio si avvezzi ad essere lusingato, questo sarebbe disconoscere l’uomo; è l’amor proprio quella lupa che mai non è sazia, e dopo il pasto ha più fame che pria. E non può dirsi nemmeno che la più lunga vita ne faccia conoscere la fatuità della gloria; perchè, come disse taluno, l’amor della gloria è la febbre ultima ad esser vinta dal saggio. Quando pure una qualche parte potesse avere si l’abitudine, e sì l’esperienza del nulla terreno, a rendere meno sensibile all’uomo la lode che gli arriva a stagione un po’ tarda, chi voglia attentamente esaminar sé medesimo troverà una più potente ragione della sua non curanza. Già s’intende che io parlo sempre d’ingegni e di animi pellegrini. Questi adunque non restando cogli anni di sempre cercare una perfezione maggiore, come più inoltrano nel cammino, e più ognora diffidano di conseguirla; e ciò viene a rincalzo di quanto ho detto poc’anzi della facile contentabilità dei mediocri a petto degli eccellenti. Viene ancora di qua la minore bramosia ch’essi hanno della lode, giacchè la intensità delle brame è sempre proporzionata al diletto che ci promettiamo dal loro adempimento. E per al-