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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/160

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della barbarie al pari di quelli della civiltà. Le loro imprese, tuttochè riuscissero a male, meritano di essere studiate, e sono feconde di conclusioni molto importanti. L’antichità, avvolgendo della sua nebbia molti nomi e molte opinioni, ci ha fatto giudicare gigantesco ciò che, considerato a più giuste distanze, avremmo trovato non altro essere che mostruoso; e molte volte l’ignoranza in cui siamo de’ tramezzi, ci ha fatto supporre un’unica massa ciò ch’era ammucchiamento di parti bene spesso tra loro discordanti. Ma di ciò tocca discorrere diffusamente a chi scrive la storia dei traviamenti dell’umano intelletto; non volendo io che dar conto rapidamente di alcuni de’ più moderni e de’ più famosi scrittori, che possono esser compresi sotto questa intitolazione generale di Titani, ogni più lungo esordio sarebbe soverchio, per non dire nocivo.

Non esaminerò le cagioni che fecero sentire il bisogno di una letteratura ringiovanita e proporzionata alla civiltà sempre crescente dei popoli, ma questo bisogno è incontrastabilmente sentito; e gl’ingegni che ricevettero l’istituzione letteraria come una missione loro affidata a giovamento dei proprii fratelli, si studiarono di contentarlo. Considerati i nostri Titani sotto questo aspetto generale, entrano essi pure nel numero di coloro, ai quali la posterità è debitrice di rispetto e di lode pel nobile fine al quale mirarono colle loro opere. Quando però si venga al-