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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/173

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VIII.

L’UOMO E IL LETTERATO.

Tolti gli uomini non sono e non possono essere letterali, ma tutti i Irtterati dovrebbero esser uomini. E tuttavia ad ogni tompo veggiamo chi polendo essere un uomo dabbene vuole ad ogni patto mostrarsi letterato impostore e peggio; e per altra parte letterati che non si curano, se pure non si vergognano, di apparire uomini.

Tosto che, o per naturai vocazione, che pur è molto rara, o per mire ambiziose e di lucro, ciò che incontra con più frequenza che non bisognerebbe al quieto viver civile, taluno si motte a farla da letterato, pensa di se ed è giudicato dagli altri secondo regole tutte particolari alla nuova sua professione. Le passioni e gli errori che ne derivano cangiano nome, e quindi biasimo e lode gli vengono addosso per luti’ altre cagioni da quelle sarebbero presumibili dall’ordinario discorso. Un uomo che non sapendo una cosa ti parla d’essa, e peggio se il fa con grande franchezza, è un imbecille, uno sfrontato, in ciò tutti sono d’accordo, o tulli gli voltano le spalle, o gli ridono in faccia; un letterato all’incontro che giudica di quello che non intende, si chiama persona d’ingegno, che con bell’ar-