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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/174

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mente sa trarsi d’impaccio, e quanto più sicuramente ne giudica tanto si fa maggiore la probabilità ch’altri gli creda, e che oltre alla fama di persona d’ingegno scrocchi quella ancora di dotto. Un uomo che in un racconto altera la sostanza dei fatti, o riferendo le altrui parole le manomette e rimpasta a suo modo, è un mentitore, e, data la gravità dell’argomento, un furfante; un letterato che cita un libro che non ha mai letto, o per confutare le opinioni di un tale le storce ed immaschera secondo il capriccio, è un accorto trovator di partiti, o, al più al più, un malizioso, se già non si guadagna anzi per questo il titolo di mente vivace, che sdegna di ripetere le parole come stanno, e riferire le cose a puntino. Un uomo ch’entri in campo a rispondere chi non l’interroga, e si avventi con modi inurbani contro chi porta contraria opinione, si chiama un provocatore villano, meritevole di rimanere escluso dal consorzio delle oneste e gentili persone, se pur v’è penetrato; un letterato che, non forzato da checchessia, se la pigli con chi non l’offese, ma solo espose con lealtà e con riserbo il proprio parere, e ciò faccia adoperando frasi facchinesche e millanterie stomachevoli, è un tale che non la porta in faccia a nessuno, e quello che ha in cuore ha sulla bocca. E via discorrendo.

Ma se le lettere si chiamano umane, com’è che nel letterato non si abbia a cercare l’uo-