Vai al contenuto

Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/180

Da Wikisource.
176

da molte sventure. Comincisi adunque dal rimanere persuasi che scrittore, o artista, o altro che sia, non può mai l’uomo celarsi del tutto a chi abbia occhio penetrativo, e buono odorato da conoscere, come suol dirsi, al fiuto il popone.

In alcuni scrittori, date un’occhiata allo stile o duro, o convulso, o noiosamente prolisso, e vi sarà indizio di un animo che non sente ciò ch’egli dice, o non ne è certo, o ne parla non più che come gazza, per farsi eco di chi lo ha preceduto. Questo genere di stile è alquanto diverso da ciò che forma argomento delle dotte censure de’ filologhi e de’ puristi. In altri lo stile è terso come specchio, fluido com’olio, tranquillo come onde di lago. Ma, posto che lo abbiate a limbicco, non ne spremete verità alcuna che sappia nutrirvi l’intelletto, e traverso quella tanta trasparenza, fluidità, e bella calma, non altro ci vedete che un arido letto di minutissimi sassolini o di sabbia. Cosi pure da lato a certe colossali figure che prima vi parlano all’anima, si appiattano, dirò quasi, nella composizione, certe figure accessorie di valletti, di scimiotti, di cani, non esclusa la natura inanimata, come sarebbero alberi, cortinaggi, edifizii di varia maniera; e sono appunto quelle appendici al soggetto principale, che possono darvi, esaminate da voi con diligenza, il carattere proprio dello scrittore e dell’artista.