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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/183

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da qualche loro idea, piuttosto accennata che espressa, poter essi apparire tutt’altra cosa quando in cambio di parlatori vogliano farsi scrittori. Quindi a moltissimi sarà accaduto di udire assai volte pronunziarsi il seguente giudizio circa tale o tal altra persona: non è parlatore felice, la sua presenza non gli accatta favore, ma è uomo di tavolino; e vuol dire mettetelo a tavolino e vedrete.

C’è una grande differenza fra il parlar poco e il parlar male, e credo che chi parla poco possa essere benissimo ciò che s’intende per uomo di tavolino, non cosi chi parla male. Gli sproposi ti sono spropositi ad un modo, o scritti o parlati che ve li abbiate; e quello ch’è cervello sgangherato parlando, non potrà mai diventare cervello assestato scrivendo. Può bensi darsi, e si dà spesso, certa tal quale diversità nelle operazioni intellettuali, per cui le relazioni tra cosa e cosa, che altri afferra di lancio e pianissimamente, altri non arriva a comprenderle che dopo un dato spazio di tempo, c con una data fatica.

Il parlar poco è, oltre a ciò, molte volte indizio di mente guardinga e che anela alla perfezione; per cui non sempre chi tace il fa perchè non abbia di che parlare, bensi per un certo generoso dispetto di pronunziar cose vane, o le non migliori. Non si vuole già quindi aver in dispregio la beata facilità di discorrere pron-