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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/186

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gnizioni, non ne hanno nessuna, giacchè le nude parole non sono cognizioni; altrimenti fra la critica della ragion pura di Kant, e l’ortografia da saccoccia, non ci correrebbe differenza di sorta.

Tanto è lungi che io voglia acconciarmi in questo proposito al costume prevalente in moltissimi di poter credere uomo dotto chi non ha saputo mai farsi intendere, che anzi preferisco alla loro dottrina quella d’un artigiano, d’un ragazzino, d’una femminetta. L’artigiano, il ragazzino, la femminetta hanno cognizione di poche cose, ma quel poco è da essi conosciuto veramente, e ve ne sanno render conto. Anzi dirò di più; avranno idee incompiute, inesatte, ma le saranno pure idee, laddove i pretesi dotti di cui parliamo non hanno idea alcuna. E molto per me più preziosa la violetta del campo, piccolo vegetabile con tenuissimo stelo c poche foglioline, di quello sia una larga fossa ricolma di frantumi di statue, pezzi di metallo, spazzature di cucina, la cassa d’un violino che fece inorridire il teatro, un cranio di morto, un paio scompagnato di dadi, e quanto altro mai ne’suoi bizzarri Pronostici ha saputo introdurre scherzando per varii anni consecutivi un nostro ingegnoso concittadino.

Come dunque si è detto non potersi mai presumere sensato scrittore chi è parlatore balordo, così chi è costantemente inintelligibile