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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/187

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non si creda, senza far torto alla ragione, di poter chiamarlo magazzino o emporio di cose, ossia testa ricca di molte cognizioni. Nel primo caso dobbiamo considerare che la stolidezza non può mai essere mutata in ingegnosità dal vario stromento adoperato alla manifestazione del pensiero, e per conseguenza lo sciocco che parla sarà sciocco del pari avendo a scrivere: nel secondo è da avvertire che sapere non è già avere in testa soltanto, ma avere in quel luogo della testa che occorre, ossia con l’opportuna disposizione. Anche alla fabbrica della gran torre v’avea e calce, e mattoni, e sabbia, ogni cosa; ma quando al domandar della sabbia si portava la calce, e in luogo di questa i mattoni, poteva dirsi che que’ fabbricatori possedessero tali cose? No: perché la sabbia era calce, la calce mattoni, tutto era tutto, o a meglio dire nulla v’avea che valesse o facesse per nulla, come appunto nei cervelli di que’ malarrivati emporii o magazzini di cose, di cui abbiamo finora discorso.

XI.

MENTI CHE INSACCANO E MENTI CHE
STIVANO, E CIÒ CHE NE SEGUE.

Sono menti che ricevono alla rinfusa ogni cosa letta ed udita; e siccome nulla costa loro