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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/194

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di parlare a posteri, o a contemporanci? Possibilmente ad ambidue. Che cosa è una letteratura la quale sia destinata a perire coll’individuo? Niente più che un giuoco fanciullesco, che un ammonticchiar neve a comporne torri e castella che si squagliano appena tocche dal sole. E per lo contrario, come giugnere ai posteri sorvolando i contemporanei? Niente si fa in natura per salto anche qui l’adagio scolastico non è senza significato. Si potrebbe dire che i contemporanei abbiano a considerarsi come gli spettatori della discussione, ma che la sentenza sia riserbata ai posteri che importi per conseguenza allo scrittore farsi udire da quelli, ma dover egli contentarsi di attendere ad essere giudicato da questi. Se gli argomenti trattati hanno un’importanza momentanea, allora i contemporanei sono parte e giudici ad un tempo; e lo scrittore sopravvive al difinimento della sua lite, ossia non c’è chi faccia più parola di lui. Rarissimi sono quelli che si mostrino compresi di questa verità, e rarissimi sono per conseguenza che vincano, per dirla con una frase novissima, la guerra degli anni. Altri, come s’è detto, parlano sotto voce e la posterità non gl’intende; altri, per farsi udire dai più lontani, schiamazzano di maniera che i più vicini si turano gli orecchi per raccapriccio, o si pongono a ridere delle contorsioni mostruose a cui assoggettano que’ furibondi la loro fisonomia. Si